

TRADIZIONALI A INTONACO
E CEMENTO DECORATIVO
CASE HISTORY


Valdagno (VI)





Proprietà: Manifattura Lane Gaetano Marzotto & Figli Spa
Direzione Lavori: SER.TE.CO
Anno di realizzazione: 1985
Caratteristiche dell'edificio:
Complesso manifatturiero, storica testimonianza dei primi tentativi di razionalizzazione industriale in Italia. Nel 1985, in occasione del centenario della fondazione, il complesso è stato oggetto di importanti opere di restauro e manutenzione straordinaria.
Stato di conservazione:
Il corpo Filatura Pettinata si presentava sano dal punto di vista statico ma con ampie superfidi a intonoca distaccato o in fase di distacco dal supporto (degrado “a cartella”). La centrale elettrica, con rivestimento in pietra artificiale su imitazione dei modelli del Santelia, necessita di pulitura e protezione superficiale.
Intervento:
Per quanto riguarda l'intonaco, in seguito all'individuazione delle zone in fase di distacco, si è proceduto all'iniezione controllata di resine a basso modulo elastico secondo una predefinita maglia di fori, con interasse di 40-50 cm. Il controllo del consumo di resina ha permesso di individuare le eventuali anomali presenti nel supporto, cavità, fessurazioni, e di porvi rimedio. Le porzioni di pietra artificiale in fase di distacco sono state trattate con uno speciale prodotto fluorocarbonico che offre ottime proprietà riaggreganti e idrorepellenti. I necessari reintegri sono stati eseguiti con malte dalle stesse caratteristiche e composizioni delle originali.

Milano



Proprietà: Banca del Monte di Lombardia
Direzione Lavori: arch. Morenita Mazzotti
Caratteristiche dell'edificio:
Edificio d'importanza storico artistica, eretto in via Monte di Pietà nel cuore del centro storico milanese, su progetto di un allievo del Piermarini nel 1780, è caratterizzato da una ricca facciata con decorazioni in granito, intonaco e pietra artificiale.
Stato di conservazione:
La facciata aveva subito un intervento di restauro piuttosto brutale: spazzolatura di pietra e graniti seguita dall'applicazione di un impermeabilizzante organico molto lucido, asportazione degli intonaci, lesionati e non, e sostituzione con un rivestimento a base di resine organiche e farina di quarzo con effetto bucciato, già in fase di avanzato distacco.
Intervento:
In generale l'intervento ha comportato una microsabbiatura leggera con sabbia fine e talco, seguita dal consolidamento e dalla protezione delle parti lapidee originali superstiti con impasti a base di granulato fine, polvere di marmo e collanti sintetici, e dalla protezione idrorepellente delle parti in granito. Sull'intonaco esistente in malta bastarda, consolidato e uniformato dove necessario con malta di grassello di calce, sabbia e poco cemento bianco, si è applicato un intonaco di sabbia fine porfidica e grassello di calce. A essiccazione avvenuta si è stesa in più sequenze, con un ferro da lucido, una pasta semiliquida composta da grassello di calce stagionato, polvere di marmo e pigmenti inorganici. Per la scelta del colore è stata utilizzata la Tavolozza dei colori storici costituiti da terre naturali di cava del prof. Paolo Scarzella del Politecnico di Torino. La superficie è stata finita con applicazione di protettivo perfluorato.
Milano




Proprietà: CARIPLO
Caratteristiche dell'edificio:
Edificio dei primi anni del Ventesimo secolo, oggi adibito interamente ad attività terziarie. Le facciate interne ed esterne sono ricche di decori in cotto, pietra, cemento decorativo, opere in ferro, intonaci graffiti e non. L'interno è impreziosito da un giardino piantumato e da stucche e casso nature in legno nell'androne di ingresso.
Stato di conservazione:
Le decorazioni parietali presentavano varie forme e gradi di patologie: distacchi puntuali, lacune, decoesionamenti, sfarinamenti, incrostazioni, ossidazioni.
Intervento:
Un'indagine accurata delle superfici ha permesso di eliminare e sostituire gli elementi gravemente lesionati e di recuperare quelli ben conservati ma in fase di distacco, tramite incollaggi con microiniezioni di formulati epossidici e resinosi, consolidamenti e idrofobizzazioni. Mentre gli intonaci graffiti interni, ben conservati, sono stati mantenuti, sono stati asportati e sostituiti quelli del prospetto esterno. Per adeguare i nuovi intonaci all'aspetto generale dell'edificio, è stato scelto un trattamento di finitura a velatura. Questo effetto si ottiene con una tinteggiatura a base di pittura inorganica al silicato di potassio, stesa in una mano di fondo a base di prodotto al silicato di potassio e due mani finali applicate a incrocio, sempre con pittura ai silicati e pigmenti naturali.



Como



Proprietà: Comune di Como
Direzione Lavori: arch. Clemente Tajana e Piera Pappalardo
Consulenza scientifica: prof. Stefano Della Torre
Soprintendenza: arch. Alberto Artioli
Direzione cantiere: arch. Matteo Motta
Responsabile dei restauri: arch. Roberto Segattini
Anno di realizzazione: 1999-2000
Caratteristiche dell'edificio:
L'intervento di restauro ha riguardato le facciate e le coperture del palazzo, preliminare a un riuso dell'edifici a fini culturali. Oltre a bloccare le situazioni di degrado più urgenti, i lavori hanno consentito di indirizzare la progettazione verso le destinazioni d'uso più opportune, nel rispetto delle preesistenze.
Stato di conservazione:
Le condizioni della copertura avevano provocato ingenti infiltrazioni di acqua nelle murature e la formazione di virulenti efflorescenze. Il manto in tegole e piode presentava numerosi elementi danneggiati e smossi; il sistema delle gronde e dei pluviali appariva gravemente danneggiato o mancante; nell'assito in legno erano presenti porzioni in stato di marcescenza. Gli intonaci delle facciate erano interessati da lacune, dilavamenti, distacchi e, fenomeno più grave, risalite di umidità dal terreno.
Intervento:
Le opere sul tetto hanno compreso la rimozione di alcune lastre in cemento amianto, il consolidamenti di diverse capriate con protesi lignee, il riordino del manto con reimpiego degli elementi originali e l'integrazione con pezzi nuovi, il rifacimento del sistema di smaltimento delle acque piovane con elementi in rame. Per garantire la massima areazione del sistema tetto si è rinunciato alla posa del classico strato isolante. Dagli intonaci sono state rimosse tutte le rasature e integrazioni cementizie e le consistenti stratificazioni di guano, che hanno richiesto anche trattamenti locali di desalinizzazione a impacco. La pulitura è stata improntata alla massima selettività, in relazione alla natura e alle condizioni delle superfici e degli inquinanti si è fatto ricorso all'uso di laser, bisturi, micro sabbiatura e impacco. Tutte le superfici lapidee sono state sottoposte a trattamento biocida e a un'attenta opera di sigillatura protettiva dei giunti tra superfici lapidee e intonaci dei contorni di finestre, bugne e fasce marcapiano. Le pietre e i lacerti di pittura sono stati consolidati e protetti con opportuni prodotti polimerici, mentre gli stucchi sono stati trattati con applicazioni di malta di calce. Cenni storici Nel 1980 il Comune di Como acquistò Palazzo Natta, nel centro storico cittadino, che verteva in stato di dequalificazione e degrado, per inserirlo in un circuito di edifici storici con funzioni culturali. L'attuale configurazione del palazzo costituisce l'esito di un processo di evoluzione piuttosto articolato, che comprende la trasformazione cinquecentesca di una casa medievale e l'aggiunta, nel Settecento, di una corte che imita e prosegue il disegno preesistente, secondo il principio della “conformità”. La serie di busti in stucco, che orna la facciata cinquecentesca, raffigura la genealogia di Filippo II, il sovrano in carica al momento in cui Giacomo Natta decise di trasformare la dimora: Federico V d'Asburgo, Massimiliano I, Filippo il Bello e Carlo V, mentre nei dodici busti del cortile si identificano i Cesari di Svetonio, in un chiaro omaggio all'Impero. Nel corso del successivo ampliamento, la famiglia Natta si preoccupò di estendere la serie, aggiornandola alla situazione politica del momento e dedicando quindi i sei nuovi busti al regnante Carlo VI e ai suoi predecessori. Per quanto riguarda gli intonaci, le campagne stratigrafiche condotte hanno riportato alla luce una tinta originale bianco abbagliante per la facciata cinquecentesca e un intonaco monostrato, di granulometria più grossolana e rivestito di una tinteggiatura rosa per quella settecentesca. Da questo momento la storia cromatica del palazzo diviene unitaria e comprende tre fasi principali: una tinta grigio chiaro, una gialla e una, l'ultima in ordine cronologico, marrone. Dell'originaria struttura medievale, i restauri hanno riportato in luce un intero solaio a orditura semplice e travetti decorati, una parte di copertura con capriate con giunti a incrocio e dei brani di intonaco decorato, sia interni che esterni. Un capitolo a parte riguarda gli stucchi in cocciopesto armato con grossi chiodi e rifinito con malta bianchissima. In alcuni fregi a stucco è stata rinvenuta una malta di colore nerastro, addittivata con carbone vegetale, probabilmente utilizzata per potenziare l'effetto del chiaroscuro.
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