

MONUMENTALE
E ARTISTICO
CASE HISTORY


DELLA MISERICORDIA Missaglia
e riuso













Committente: Comune di Missaglia (LC)
Progetto e DL: arch. Pietro Ripa, Missaglia (LC)
Responsabile di produzione: Roberto De Pascali
Responsabile di commessa: Mauro Gallo
Coordinamento restauratori: Tiziana Tassinari
Caratteristiche del manufatto:
Il complesso conventuale di Santa Maria della Misericordia fu edificato alla fine del XV secolo da religiosi dell'ordine francescano che lo mantennero vivo e religiosamente attivo per circa tre secoli, fino alla soppressione avvenuta nel 1798, per opera della Repubblica Cisalpina. Il restauro e il riutilizzo in chiave culturale del convento hanno richiesto una serie di interventi complessi e laboriosi, finanziati principalmente dalla Regione Lombardia e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Benemerito il contributo dell'Associazione “Amici del Monastero della Misericordia”, che da anni promuove il riutilizzo del complesso, oggi destinato a sala concerti e conferenze.
Stato di conservazione:
Al momento dell'inizio dell'attuale cantiere di restauro, le condizioni del convento erano il risultato di due secoli di destinazioni d'uso varie e improprie (agricole, commerciali, artigianali), ma soprattutto portavano i segni degli ultimi decenni di completo abbandono, aggravato dalle incursioni dei vandali, che hanno depredato e compromesso soprattutto le pitture murali interne.
Intervento:
Oltre al restauro delle superfici intonacate, della facciata, dell'ambiente interno, costituito da navata unica e cappelle laterali, e del portale settecentesco, nel corso del cantiere sono stati portati a compimento alcuni scavi archeologici iniziati nel 1997 e finalizzati al ritrovamento di strutture tombali, la pavimentazione del sagrato in lastre di Beola, il restauro delle coperture, e i nuovi impianti (elettrico, antieffrazione e di riscaldamento). Sono stato collocati serramenti di nuova fattura, in quanto gli originali erano andati completamente perduti. Il restauro degli intonaci è stato preceduto da un intervento di bonifica dell'umidità di risalita dal terreno che ha interessato tutte le murature perimetrali, realizzando una barriera chimica silicatico-siliconica sottopavimento, per le pareti decorate, e con doppia serie di fori fuoriterra per le pareti prive di decorazioni. Il corpo dell'intonaco è stato ricostruito con malta a base di calce idraulica. Il portale in pietra arenariaè stato ripulito dai detriti e dai vegetali che lo infestavano, bonificato con trattamento biocida, consolidato con prodotti a base di etil-silicato. Le porzioni a rischio o in via di distacco, sono state bloccate con iniezioni di resina epossidica e perni in acciaio filettato o vetroresina. La pulitura è stata eseguita a impacco con interventi puntuali di perfezionamento, le stuccature con malta a base di calce, polveri di marmo e pigmenti, confezionata in modo da ottenere un effetto mimetico sull'arenaria. All'interno i residui di intonaci decorati a graffito o affrescati sono stati puliti e consolidati con acqua di calce e iniezioni di malta, le zone prive di decorazioni sono state finite a sagramatura.
Il restauro della facciata:
- Gli intonaci, di fattura cinquecentesca con superficie lavorata a graffito, che rivestivano la facciata della chiesa, presentavano diffuse patologie: presenza di vegetazione infestante soprattutto alla base della facciata, attacchi biologici da muffe, licheni e rampicanti, distacchi consistenti dal supporto murario, disgregazioni superficiali, presenza di grandi lacune.
- Sulla facciata sono stati applicati vari cicli di biocida in soluzione acquosa utilizzando diverse tipologie di prodotto, con applicazioni differenziate in relazione alla natura e alla quantità dei biodeteriogeni presenti. Mentre i biocidi svolgevano la loro azione, si procedeva alle operazioni di consolidamento, tramite pulitura ed eliminazione dei detriti dall'interno delle bolle e delle tasche formatesi fra l'intonaco e il supporto murario, iniezioni di acqua di calce, velinature con garza e Paraloid per prevenire ulteriori distacchi, imbibizione dell'intonaco, applicazione di punti di fermatura con malta a base di sabbia, cocciopesto, calce idraulica e resina acrilica, riadesione a pressione e puntellamento con lastre di polistirolo espanso. Si sono poi realizzate delle iniezioni di malta consolidante nei punti di distacco individuati tramite battitura manuale.
- Al termine di questa fase è stato possibile procedere al lavaggio e alla spazzolatura della facciata e all'integrazione delle lacune con una malta simile all'esistente, a base di calce idraulica, polveri di marmo e sabbia. Le paraste, in pietra a vista, prive quasi completamente dell'intonaco originale, sono state trattate a sagramatura, con malta morbida stesa a pennello, per proteggere la muratura lasciandone tuttavia intuire la struttura.
- Nella parte sinistra della facciata sono state rinvenute due aperture comunicanti con la prima cappella: la tamponatura in pietre e laterizio è stata eliminata e le superfici pulite, consolidate e stuccate con malta di calce e polvere di marmo bianca leggermente pigmentata.







DEL BROLETTO Brescia
e decorazioni ornamentali e architettoniche



Committente: Provincia di Brescia
Progetto: arch. Paola Faroni
RUP: arch. Giancarlo Torelli
Ente di controllo: arch. Andrea Rinaldi – Soprintendenza Brescia, Cremona, Mantova Impresa esecutrice: Trivella Spa, Cinisello B. (MI)
Coordinamento cantiere: geom. Mauro Gallo
Coordinamento restauri: Tiziana Tassinari
Caratteristiche del manufatto:
Il Broletto, risultato dall'addizione di diverse costruzioni, si sviluppa con una pianta complessa intorno a vari cortili interni, che sono appunto l'oggetto del presente intervento. La parte più antica fu edificata a partire dal Duecento; nel corso delle successive espansioni, il palazzo inglobò la grande torre del Pègol, che porta in sommità la maestosa campana il cui primo rintocco è documentato nel 1198.
Indagine diagnostica preliminare:
Una campagna diagnostica preventiva ha portato alla stesura di un'esauriente “mappa del degrado”, che di fatto ha guidato gli interventi improntati a una logica strettamente conservativa e consistiti principalmente in operazioni di pulitura, consolidamento e protezione di intonaci, paramenti lapidei, elementi decorativi in cotto e pitture parietali.
Interventi sugli intonaci:
Pulitura a pennello, spazzole e aspiratori, seguita da lavaggio con acqua a bassa pressione, impacchi e microsabbiature localizzate. Le porzioni di intonaco degradato sono state asportate manualmente, procedendo poi alla spazzolatura e al lavaggio della muratura, e ai necessari consolidamenti in profondità. Il ciclo di ricostruzione degli intonaci a calce ha previsto l'esecuzione di una ‘strollatura' con inerti di granulometria medio-grossa, un arriccio e una finitura lisciata a frattazzo, su cui è stesa la coloritura, applicata a velatura in tre mani. Sulle volte del loggiato malatestiano l'intonaco è stato armato con rete in filo d'acciaio. Intonaci e costolature in finto mattone dei portici sono stati restaurati tramite stuccature e velature.
Interventi sulle superfici lapidee:
Pulitura a pennello, spazzole e aspiratori, integrata da bisturi e microscalpelli per i depositi più coriacei. Eliminazione dei giunti di malta in fase di distacco e decoesi; preconsolidamento con silicato di etile dei sopravvissuti, pulitura a impacco e rifinitura meccanica. Le cornici in pietra dei portali sono state pulite con impacchi di carbonato d'ammonio e acqua demineralizzata. Croste nere e depositi di elevata estensione e coerenza sono stati eliminati con il sistema JOS, caricato a carbonato di calcio. Tutti i giunti sono stati ristilati con malte a base di calce idraulica impastata con inerte fine, di cromia appropriata. I capitelli in Marmo di Botticino della balaustra del loggiato, in condizioni statiche abbastanza precarie, sono stati consoli- dati con iniezioni di resine epossidiche e posa di perni in acciaio inox.
Interventi sugli affreschi:
Pulitura a pennello, spazzole e aspiratori, integrati dall'uso di bisturi e microscalpelli, spugne Wishabe impacchi di acqua demineralizzata. Preconsolidamento con iniezioni di maltina liquida e fissaggio delle pellicole pittoriche con imbibizione di resina acrilica. Stuccature delle cadute di intonaco con malta di calce applicata in due mani e distinta dagli originali tramite coloritura dei bordi. Lacune estese sono state trattate ad acquerello, per conferire omogeneità alle superfici.
Opere complementari:
Solo alcuni portoni di essenze lignee particolarmente pregiate sono stati restaurati, mentre tutti i serramenti sono stati sostituiti con nuovi elementi in legno, di disegno e ferramenta uguale agli originali, muniti di guarnizioni termoacustiche. Le inferriate e le balaustre in ferro di finestre e portefinestre sono state trattate con convertitore di ruggine e protette con due mani di smalto all'acqua. Le pavimentazioni esistenti di scarso valore sono state sostituite con mattonelle in cotto e cornici in Pietra di Botticino, posate con fughe in cocciopesto e composte in vari disegni. Sui gradoni esterni del portico malatestiano è stata ripristinata la pavimentazione originaria in acciottolato.
VITTORIO EMANUELE II Milano
di superfici musive









Committente: Settore Tecnico Cultura e Beni Comunali Diversi del Comune di Milano Progetto e DL: Pasquale Francesco Mariani Orlandi
RUP: Silvia Volpi Soprintendenza Libero Corrieri – Alberto Artioli
Direzione Operativa: Simone Ascione - Vittorio Alfieri (Comune di Milano)
Coordinamento tecnico: Paolo Maggi (Trivella SpA)
Caratteristiche del manufatto:
L'imponente realizzazione, che collega piazza del Duomo a via Manzoni, fu progettata nel 1864 dall'architetto bolognese Giuseppe Mengoni, inaugurata nel 1867 e terminata nel 1878, con il completamento dell'arco trionfale. La pianta a due vie e la piazza centrale, interamente chiuse da coperture in ferro e vetro, ne fanno uno dei più compiuti esempi milanesi di “architettura della quantità”: il braccio principale misura 196 m di lunghezza, 14,5 di larghezza e 32 di altezza; la cupola 39 m di diametro e il vertice a 47 dal pavimento; sotto i bracci si estende un sotterraneo a due navate, oggi in parte frammentate. Nel corso dei bombardamenti del 1943 andarono distrutti le coperture, quasi tutti gli intonaci e la pavimentazione a mosaico. Quest'ultima fu ricomposta secondo il modello originale nel 1967, dai mosaicisti Aquino e Campanati.
Stato di conservazione:
Le superfici della pavimentazione, costituite da lastre di Bardiglio, Rosso di Verona e granito, e mosaici in tessere di Bardiglio, Rosso di Verona, Marron Prugna, Nero Assoluto, Bianco del Grappa e Rosso di Francia, stelle e tozzetti in vetro smaltato, si presentavano in generale in cattive condizioni di conservazione, con ampie porzioni in cui gli elementi erano perduti, in fase di distacco o comunque deteriorati. Il supporto, indagato in maniera sistematica con stratigrafi e, ha rivelato resistenze meccaniche generalmente insufficienti e in alcune zone irrimediabilmente compromesse. I rosoni dei lucernari apparivano deformanti, in parte distaccati dal supporto e con le lastre di plexiglass trasparente rotte e fessurate, causa di ampie infiltrazioni nei locali sotterranei.
Intervento:
Le opere di tipo conservativo hanno interessato le lastre lapidee, le tessere e gli altri componenti dei mosaici, che sono stati riproposti negli stessi colori e disegni del progetto originale. Un'analisi preliminare ha separato i materiali in buono stato di conservazione da riutilizzare da quelli da sostituire con materiali identici stuccati e velati in modo da ricomporre un'armonia generale della pavimentazione. Le superfi ci sono state in seguito levigate e protette. I lucernai ottagonali, che un tempo illuminavano dal basso la pavimentazione, sono stati restaurati in laboratorio e ricollocati in opera grazie all'impiego di speciali prodotti adesivi e sigillanti. I sottofondi, che non erano stati toccati dal recupero degli anni Sessanta, sono stati sottoposti a un trattamento di consolidamento generale, con rifacimenti localizzati a base di malte addittivate con fibre solo nelle porzioni più compromesse dal punto di vista meccanico Un cantiere in tempi da record La commissione dell'opera richiedeva tempi di esecuzione particolarmente rapidi, con un'organizzazione del cantiere in grado di interferire il meno possibile con le attività commerciali e la vita cittadina. Le opere si sono concluse nei 7 mesi previsti dal progetto esecutivo, grazie a un'accurata gestione del cantiere e alla selezione di una squadra di operatori esperti che ha interagito in perfetta sinergia nelle diverse fasi operative. L'impiego di pareti mobili trasparenti ha permesso di realizzare dei box di lavoro di facile movimentazione, in base alle esigenze delle operazioni. Seguendo le indicazioni dai commercianti, la pavimentazione è stata suddivisa in tante piccole aree d'intervento, all'interno delle quali agivano gli operatori, protetti – ma non nascosti – dai box trasparenti. Questa soluzione, oltre a minimizzare il disagio per gli esercenti, ha permesso al pubblico di seguire i lavori e di interagire con i protagonisti del cantiere per tutto il suo svolgimento. Il lavoro, durato complessivamente 50.000 ore-uomo su 200 giorni consecutivi, è stato organizzato in tre turni quotidiani, nel corso dei quali si avvicendavano venti restauratori mosaicisti, affi ancati da diversi artigiani levigatori, marmisti e muratori specializzati. Approfondite sperimentazioni e ripetute analisi hanno guidato la scelta dei materiali da utilizzare. In questa fase è stato fondamentale l'apporto di Mapei, che ha messo a disposizione i propri laboratori e la propria competenza per selezionare le soluzioni più appropriate, in termini di compatibilità con le preesistenze, durabilità delle opere, sicurezza e impatto ambientale. Il successo dell'intervento, che ha riscosso il plauso generale di amministratori e cittadini, si è fondato sulla capacità dimostrata dai tecnici di Trivella SpA di sapere gestire e coordinare cantieri complessi di grandi dimensioni, dove interagiscono un grande numero di fattori oltre a quelli consueti tecnici e operativi, lasciando il dovuto margine di partecipzione ai rappresentanti della committenza, ai funzionari preposti al controllo delle opere, ai fornitori dei materiali e, non ultimi, ai fruitori dei beni restaurati.
Trivella spa Vi informa che i dati personali richiesti o comunque forniti, saranno utilizzati per scopi statistici e comunque ad uso interno e saranno utilizzati in conformità di quanto previsto dal D.LGS.196/2003 in materia di Tutela dei dati personali.
CERCA
RESTAURO MONUMENTALE
E ARTISTICO
RECUPERO PROSPETTI
TRADIZIONALI A INTONACO
E CEMENTO DECORATIVO

ISOLAMENTI TERMICI
AD ELEVATE PRESTAZIONI

MANUTENZIONE PROGRAMMATA
DEI GRANDI PATRIMONI
IMMOBILIARI

MESSA IN SICUREZZA
DELLE FACCIATE LAPIDEE
DELL'ARCHITETTURA MODERNA

BONIFICA E RECUPERO
DELLE STRUTTURE

VALORIZZAZIONE ENERGETICA
DELL'EDILIZIA ESISTENTE

NUOVE REALIZZAZIONI AD
ELEVATA EFFICIENZA ENERGETICA
ED ECOCOMPATIBILI
